martedì 31 dicembre 2013

Pandolce alla genovese "a spedia"

Piatto tipico delle festività dalle numerose varietà regionali che accomuna tutti nella sua radice: “pane”...panettone..pandolce...pandoro...panspeziale....pangiallo ecc. tradizioni e leggende si alternano a non finire come ad esempio quella del marinaio veneziano che da il galeone proveniente dalle Indie non preleva l'oro, ma solo una ricetta: il Pandoro che in seguito apporterà, molto più del nobile metallo, benessere e gioia ai veronesi. E' sempre leggenda quella della storia d'amore del milanese Ughetto che innamoratosi della figlia del “pristinaro” inventa un pane “ il pan di Tone” che rispecchia la dolcezza del suo sentimento.
Anche qui in Liguria il pandolce è il simbolo e grande protagonista della solennità del S. Natale. E proprio in questa occasione si cura una versione particolare del pandolce, la cui preparazione dura due o tre giorni con l'impiego del “ lievito madre”..... con il lievito di birra è un po' più veloce, ma quello che sto per descrivere è assolutamente il più veloce, infatti “ a spedia”, come diceva la nonna vuol dire “alla veloce”. Questo tipo di pandolce è forse il più gustoso e sicuramente è quello che si conserva di più, infatti pare che fosse molto utile per i marinai nei lunghi viaggi.
Sono già parecchi anni che a Natale, mia nipote Linda si avventura in questa preparazione, ma non lo fa con la tradizionale   forma  rotonda, bensì  rettangolare, nelle telie grandi, perche riusciamo a tagliarlo meglio senza che si sbricioli troppo.
La ricetta è della nonna Giulla, quindi molto vecchia.....ma mia nipote l'ha imparata nella scuola alberghiera.....vuol dire che è un " vintage " sempre attuale...

1 kg. Farina 00
400 g. zucchero
300 g. burro fuso
4 uova intere
400 g. uvetta
100 g. pinoli
200 g. canditi misti
buccia di arancia e di limone
2 bustine di lievito per dolci







 










L'uvetta viene messa a bagno nel marsala o vino porto o qualsiasi altro vino per dolci
Prima si impasta farina uova burro e zucchero, se necessario un goccio di latte e alla fine si aggiungono tutti i canditi.
Si da la forma preferita, da 1 kg. Di farina escono tre pani rotondi medi, altrimenti due più grandi come da tradizione e uno più piccolo che normalmente serviva come assaggio prima di portarlo in tavola a Natale

Va messo nel forno caldo a 170/ 180 gradi...ognuno
conosce bene il proprio forno! per circa un'ora

Dopo qualche giorno è ancora più buono!!!!!

lunedì 16 dicembre 2013

Salamelle con crauti

Il cavolo verza che abbiamo presentato nel precedente post lo serviamo anche crudo, tagliato sottile, viene poi condito dai clienti secondo il loro gusto....e magari con l'olio appena franto....una meraviglia per il palato!!!!
Quando invece facciamo i crauti, li serviamo, tutti i mercoledì a pranzo, insieme ai salamini o salamelle, come preferisci.
 

E' un piatto semplice da fare e anche veloce, la parte più noiosa è lavare bene e tagliare sottili le foglie del cavolo, poi procedi come descritto prima, ossia lo cuoci in una pentola abbastanza capiente, con acciughe salate, sale e aceto.


Quando le foglie sono abbastanza appassite, togli la pentola dal fuoco.
Metti abbondante acqua in un'altra pentola a bollire aromatizzandola con i sapori che preferisci....ad esempio alloro, timo, salvia, quando bolle metti dentro le salamelle e le fai cuocere, ma non completamente.




Infine metti i salamini nella pentola dei crauti e completi la cottura, se necessario puoi aggiungere poca acqua dei salamini.....non resta che servirli e te li gusterai tutti specialmente se fuori fa più freddo del solito!!!!!



venerdì 13 dicembre 2013

Cavolo Verza


I “ crauti” per noi sono il cavolo “ verza” oppure il “capuccio” cotti e usati come contorno,
in Germania il termine “Kraut” significa “erbaggio” e con questo termine si intendeva originariamente qualsiasi ortaggio con foglie, ma anche qualche tipo di spezia veniva chiamata Krauter.
I cavoli acidi ossia “Sauerkraut”, sono un piatto tipico tedesco, ma anche in Italia viene usato molto volentieri soprattutto abbinato a patate e salsicce.
Il metodo di acidificazione consisteva nel tagliare finemente il cavolo, salarlo, disporlo in maniera uniforme dentro ai tini, con aggiunta di aromi, come il cumino o bacche di ginepro, si chiudeva ermeticamente il tino in modo da favorire la fermentazione ma soprattutto la conservazione. Questo processo poteva durare anche quattro mesi, dipendeva solo dalla temperatura, più la temperatura è bassa e più lungo è il periodo di
fermentazione. Nell' industria ovviamente questi processi sono molto più rapidi.....ma nella nostra cucina siamo ancora più veloci.....non sono i veri “Sauerkraut”....ma sono buonissimi!!!!

Sono verze di Cisano...tra le poche verdure che riusciamo ad avere ora che fa freddo!!
le tagliamo sottili...poi in una pentola molto capiente, con sale acciughe salate e aceto.... ecco come diventano “cavolo acido” ma sono ugualmente molto molto buoni...e inoltre ricchi di fibre...quindi favoriscono la flora intestinale...fonti di vitamina “C”